di Danilo GALDINO
“In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l’altro nell’abisso…”
Ha ragione Paulo Coelho, la vita per ogni essere umano è un continuo percorso ad ostacoli, un cammino tortuoso sul filo dell’equilibrio, tra la realizzazione dei sogni più belli e il baratro delle delusioni. Solo i più tenaci, i più coraggiosi, i più forti e talentuosi, non smettono mai di credere.
I latini ripetevano sempre: “Per aspera ad astra”, tra le asperità e le difficoltà per arrivare alle stelle. La storia lo insegna, i più grandi che hanno impresso il proprio nome sui libri di scuola hanno dovuto faticare parecchio per imporsi. La maggior parte di questi eletti sono cresciuti in situazioni difficili e si sono nutriti di pane e sacrifici. Nella nostra storia di grandi attaccanti ne abbiamo avuti tanti, bomber straordinari che con i loro goal hanno trascinato la Lazio ed esaltato i Laziali. Una grande tradizione fatta di uomini e campioni, di figure dalla grande personalità e con un grande cuore.
L’addio al calcio del più grande bomber della storia dei Mondiali e della nazionale tedesca aveva generato dolore e preoccupazione nei tanti cuori biancocelesti. Dove si può trovare un altro attaccante come Miro Klose?
Dove si può trovare un altro campione che in cinque anni potesse collezionare 63 reti in 171 presenze. Dove si può trovare un altro professionista serio e carismatico come il nono marcatore della storia biancoceleste?
La risposta ce l’hanno data due grandi Direttori Sportivi: Igli Tare e Ramón Rodríguez Verdejo, detto Monchi. Come in tutti gli affari c’è una componente che acquista e una che vende, e come in tutte le compravendite tutti sono convinti di aver fatto un affare.
Grazie alle scelte di questi due personaggi la nostra magica storia ha inizio… ma è giusto riavvolgere il nastro e partire dall’inizio.
Torre Annunziata è un comune di Napoli di circa 40.000 abitanti che si estende nell’insenatura più interna del golfo di Napoli, in uno stretto lembo di terra cinta tra il Vesuvio e il mare. Nel 1990 alle porte del capoluogo campano si attendeva impazienti l’arrivo dei Mondiali di calcio italiani. Una città intera innamorata di un campione chiamato Diego Armando Maradona. Tutti da quelle parti erano pronti a disconoscere la propria nazionalità per sostenere il loro campione e la sua Argentina. Quella sarebbe stata l’ultima stagione del Pibe de Oro a Napoli.
Il 20 febbraio del 1990 a Torre Annunziata nessuno poteva immaginare che, quel giorno, stava nascendo qualcuno che avrebbe fatto qualcosa di particolarmente importante nel campionato italiano, un predestinato.
Antonio, mentre cullava il suo Ciro, come tutti i papà sicuramente sognava… un attaccante che milita nel campionato di Eccellenza, che per sostenere la propria famiglia aggiusta e ripara i treni, sognava che quel bimbo un giorno incantasse le folle proprio come faceva Diego.
Gli inizi di quel piccolo ragazzo di Torre Annunziata non sono però così facili: muove i primi passi alla Salernitana, ma il Mister non lo reputa all’altezza e il più delle volte lo manda in tribuna o addirittura lo impiega come guardalinee.
Arriva però l’esperienza al Sorrento e quel giovanissimo attaccante sigla ben 30 reti, attirando le attenzioni di diversi grandi club. La Juventus lo ingaggia e Ciro inizia a mettersi sempre più in mostra nei campionati giovanili con la maglia bianconera. La Juventus lo manda a farsi le ossa come tutti i giovani: Siena, Grosseto e poi il passaggio alla corte di Zeman a Pescara nel campionato cadetto.
Il gioco offensivo e la vicinanza di altri due grandi talenti come Insigne e Verratti lo aiutano a sbocciare definitivamente e diventare il capocannoniere della serie B.
L’anno dopo arriva il grande salto in serie A con il Genoa, dove l’amore però non sboccia e al termine della stagione viene ceduto al Torino.
Con la maglia granata il ragazzo di Torre Annunziata come d’incanto torna a brillare: 33 presenze e 22 reti siglate lo portano a vincere la classifica dei capocannonieri della serie A.
Diventa l’oggetto dei desideri dei grandi club d’Europa, ed il ricco e blasonato Borussia Dortmund lo porta in Germania. Ma chi è nato palleggiando guardando il mare, non può sentirsi a proprio agio in una terra fredda come quella della Vestfalia. Le montagne russe calcistiche di Ciro continuano ad andare su e giù, su e giù… il trasferimento in una città più calda come Siviglia non sortisce l’effetto sperato. Dopo un avvio non esaltante torna a Torino in prestito e l’aria italiana lo rigenera parzialmente.
In pochi erano pronti a scommettere su un ragazzo che per molti addetti ai lavori aveva fallito i grandi salti di qualità.
Ciro senza saperlo stava per abbracciare il suo destino, lo stesso che ha legato altri grandi bomber ai colori biancocelesti: la Roma-Napoli non è solo parte dell’Autostrada più lunga d’Italia, ma è la strada percorsa da Giorgio Chinaglia e Bruno Giordano. I grandi bomber aiutano a crescere nuove generazioni di tifosi, ognuno ha avuto il suo: Chinaglia, Giordano, Di Canio, Signori, Klose e ora… CIRO IMMOBILE!!!
Tutti pazzi per questo bravo ragazzo che oltre ad essere un bomber infallibile è un ottimo marito, uno splendido padre e un uomo estremamente attento e vicino alle persone che soffrono.
Con le quattro reti siglate nella Befana di Ferrara ha raggiunto i 52 goal in 65 presenze con la Lazio nostra.
In campionato ha impresso il suo nome a fuoco per ben 43 volte e tra le sue vittime più illustri ci sono la Juventus, gli altri, il Milan e via via tutte le altre.
Con i suoi goal si è vinta la Supercoppa Italiana e si è tornati protagonisti in Europa. Le montagne russe sembrano essersi fermate nel punto più alto, dove si vede un panorama mozzafiato, dove si intravede la scarpa d’oro, dove i sogni prendono forma…
Destro, sinistro, di testa, su rigore, di classe e precisione, o di potenza e astuzia, Ciro sa solo e soltanto fare goal… ogni Laziale rivede in lui il suo idolo di gioventù: un po’ Giordano, un po’ Signori, un po’ Klose… ma soprattutto vede tanto tanto Ciro Immobile!!!
Il calcio di oggi non lascia spazio a troppo romanticismo, ma vedere tanti piccoli aquilotti esultare come Ciro, sognare di diventare come Ciro e voler andare a scuola con la maglia di Ciro è un qualcosa di speciale, di magico e che fa sognare tutti, grandi e piccini…
La Befana ci ha portato una calza stracolma di certezze, speranze e convinzioni. Non caramelle e dolciumi, ma tanti fantastici goal, azioni da cineteca, un gioco brillante e autoritario, una classifica che fa tremare le gambe agli avversari e il capocannoniere della serie A.
Corri Banda Inzaghi… corri Lazio nostra… corri Ciro… corri che il meglio deve ancora venire…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!