di Danilo GALDINO (foto © Antonio FRAIOLI)

Una delle menti più illuminate della storia dell’umanità, Albert Einstein, spiegó che:
“Dal disordine e dalla confusione cercate di tirare fuori la semplicità.”
È questo il modo migliore per uscire fuori da labirinto delle chiacchiere generate da varie figure più o meno credibili, più o meno competenti. Attraverso la semplicità si riescono ad eludere vari fattori che agiscono sotto traccia e condizionano giudizi e pensieri: delusione, rabbia, sconforto, antipatie, preconcetti e tanto tanto altro che ormai come un tarlo devastante si è annidato dentro al nostro mondo.
Facciamo un bel respiro e con passaggi apparentemente ovvi ed elementari cerchiamo di analizzare la realtà, ponendoci delle domande e trovando in ognuno di noi le proprie risposte.
Oggi è venerdì 4 ottobre e tra 55 ore si tornerà in campo a Bologna per la settima giornata di campionato che precede la seconda sosta delle nazionali dall’inizio della stagione.
La partita di ieri sera contro i francesi del Rennes, ha fatto capire a chi se lo fosse dimenticato, che il calcio è un gioco più semplice di quello che qualcuno vuol fare credere. Non servono scienziati, professori, stregoni o maghi, per comprendere alcuni passaggi elementari che si vivono e conoscono sin da bambini.
Quando venivano composte le squadre, scelti i compagni con cui giocare e assegnare le maglie per giocare, i più forti e talentuosi, venivano sempre scelti per primi. Gli esperimenti cervellotici, i turn over totali, le scelte troppo audaci, non portano da nessuna parte. In una gara fondamentale dopo il brutto passo falso precedente in Romania, bisognava solo e soltanto vincere. Per farlo servivano i giocatori più rappresentativi e affidabili sin dal primo minuto. Gli ingressi di Milinkovic Savic e Luis Alberto lo hanno dimostrato.
Speriamo che il nostro Mister abbia definitivamente imparato la lezione, perché un conto è cambiare 2-3 elementi a partita per non far stancare troppo alcuni calciatori, un conto invece è mettere 7-8 giocatori diversi a incontro.
Questa squadra possiede un parco giocatori di qualità, con alcuni top player che vengono corteggiati dalle squadre più ricche d’Italia e d’Europa.
“Dal disordine e dalla confusione cercate di tirare fuori la semplicità.”
La comunicazione sportiva nazionale e locale, scientemente dimentica ogni giorno di ricordare alcuni fattori incontestabili che fanno la differenza: lo stato di salute economico-finanziario e patrimoniale della società è ottimo rispetto a quasi tutte le altre squadre italiane; l’esposizione debitoria è una voce quasi inesistente dalle nostre parti, tra poco verranno estinte definitivamente anche le ultime rate del debito spalmato sedici anni fa ed il nostro bilancio fa invidia a quasi tutte le società per azioni del nostro paese.
Negli ultimi ventuno anni siamo la squadra che ha vinto di più insieme alle strapotenze strisciate di Milano e Torino.
Abbiamo conquistato ben 19 finali in 21 anni, nessuna squadra italiana ci è riuscita.
Negli ultimi otto anni di stradominio bianconero, siamo insieme a Milan e Napoli, le uniche squadre ad aver vinto qualche trofeo in Italia.
Negli ultimi undici anni nella Capitale, l’unica squadra che ha conseguito vittorie autentiche e non morali o fantasiose, è la S.S.Lazio.
“Dal disordine e dalla confusione cercate di tirare fuori la semplicità.”
Con passaggi semplici ed elementari, con numeri e dati incontestabili, riusciamo a fare chiarezza e non farci condizionare o sopraffare dal caos che viene alimentato da chi non è intellettualmente onesto e cerca di stravolgere quotidianamente la realtà, per i suoi interessi o per portare avanti le sue battaglie personali.
Ognuno di noi ha la sua idea e si da le sue risposte alle mille domande che ogni giorno ci vengono sottoposte, ognuno di noi decide di fare ciò che vuole, ognuno di noi dovrebbe rispettare le idee e le scelte altrui senza criticare il prossimo, ma l’unica certezza e che la S.S.Lazio è qualcosa di grande e importante, ha un nome pesante che va onorato e rispettato sempre.
Chi indossa quella maglia, chi ha un’aquila stampata sul cuore e chi la rappresenta in ogni dove, non può mai dimenticare l’importanza ed il privilegio di essere Lazio. Ogni partita e ogni evento, vanno onorati sempre al meglio, semplicemente perché dietro quelle cinque lettere, ci sono 119 anni fatti di storie indimenticabili, di figure leggendarie, di vittorie straordinarie in Italia e in Europa, di persone che hanno dedicato tutta la loro vita per sostener sempre un ideale che ha gli stessi colori del cielo.
La vittoria in rimonta di ieri sera, è stato un risultato importantissimo, perché in caso di sconfitta avremmo già messo la parola fine alla nostra avventura europea. Ora però, bisogna vincere ancora, soltanto vincere, per continuare a lottare e avvicinarci alle zone alte della classifica. Bisogna vincere per alimentare la speranza di realizzare e conquistare qualcosa che si insegue da diversi anni.
Quando gioca la Lazio nostra si dovrebbe fermare il mondo: di proprietari, allenatori, calciatori, crisi d’identità, contratti da firmare, parcheggi, tv, influencer, blogger e di tutto il resto, ci dovrebbe interessare ben poco, semplicemente perché in quel momento il nostro cuore e la nostra testa, sono rivolti unicamente ad un grande amore ultrasecolare.
Godiamoci la gioia di essere Laziali come facevamo vent’anni fa, quarant’anni fa, sessant’anni e centodiciannove anni fa.
Prepariamoci a sostenere la nostra unica fede tra 55 ore in una trasferta complicata allo stadio Dall’Ara, prepariamoci esclusivamente a far sventolare le nostre mille bandiere e a far scoppiare lo stadio come sempre…
Oggi più ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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