Il Comitato Consumatori Lazio ha preso atto, non senza stupore, delle dichiarazioni chiaramente antilaziali recentemente rilasciate dall’arch. Fuksas a proposito dell’eventuale ristrutturazione dello Stadio Flaminio.

Il noto architetto di fede romanista, infatti, sul tema ha avuto modo di dichiarare alla stampa: “Il Flaminio poi è molto bello, dentro c’è una grande piscina, è molto più di quello che sembra. Occuparmene io? Non me lo ha chiesto nessuno ma lo farei con grande piacere. Lo farei per tutti i tifosi della Roma. Però vorrei una targa e non ci farei giocare la Lazio”.

A prescindere dell’opportunità o meno di autocandidarsi per l’eventuale ristrutturazione dell’impianto di Viale Tiziano, l’archifan giallorosso stavolta ha palesemente peccato di insipienza storica, laddove ha omesso di tenere nella debita considerazione che tutta l’area del “Flaminio” risulta fortemente connotata di caratterizzazioni storiche assolutamente laziali.

Nel corso della stagione 1914-15, infatti, l’allora Presidente della Lazio, Fortunato Ballerini, fece costruire “in situ” lo Stadio della Rondinella, che rappresentò il primo impianto di proprietà di una società calcistica centro-meridionale. La Lazio vi disputó tutti i propri match casalinghi fino al 1931, per poi adibire la struttura a proprio campo di allenamento fino al 1957, quando un incendio distrusse buona parte dell’impianto.

Il Comitato Consumatori Lazio, peraltro, ritiene opportuno rammentare all’architetto Fuksas come nella stagione 1929/30, introduttiva del Girone Unico, la Roma fosse ancora sprovvista di un proprio stadio, sicché la Lazio con impari generosità decise di “ospitare” proprio allo Stadio della Rondinella i primi incontri casalinghi dei giallorossi.

Lo Stadio Nazionale, antesignano dello Stadio Flaminio, fu viceversa inaugurato post ristrutturazione il 25 marzo 1928, con un incontro amichevole tra le Nazionali di Italia e Ungheria. Dal 24 maggio 1931 fu un’esclusiva laziale, poiché la Prima Squadra della Capitale lo utilizzò ininterrottamente quale impianto per le proprie partite casalinghe sino al 1953.

La Roma arrivò molto più tardi e più precisamente solo nel 1940, allorquando decise di “migrare” dal Campo Testaccio allo Stadio Nazionale. Nel 1953 l’impianto fu abbandonato da entrambi i club capitolini, che optarono per il neonato Stadio Olimpico.

Lo Stadio Nazionale fu demolito nel luglio 1957 e subito dopo iniziarono i lavori di costruzione dello Stadio Flaminio, inaugurato nel 1959, presso il quale, in ogni caso, la Lazio finora vi ha disputato molti più match della Roma e che per parecchi anni ha puranche costituito la sede della Polisportiva Lazio.

Nessun dubbio, pertanto, sulla risultanza storica che tutta l’area del Flaminio abbia una matrice nettamente laziale, con buona pace di chi vorrebbe curarsi della relativa ristrutturazione ed apporvi una propria targa.

Il Comitato Consumatori Lazio è assolutamente consapevole, altresì, che la S.S. Lazio Spa sta completando ogni valutazione circa il proprio futuro stadio di proprietà, anche nell’ottica di non dover subire alcun pregiudizio concessorio e/o patrimoniale rispetto ad altri, ma ciò non toglie che lo Stadio Flaminio rappresenterà per sempre un fattore identitario per tutti i tifosi laziali, che, questo sì, andrebbe tramandato ai posteri ed agli insipienti con una targa commemorativa saecula saeculorum

Ad ogni modo, infine, preme evidenziare come per l’eventuale ristrutturazione dello Stadio Flaminio, esista già una base di progetto, peraltro spiccatamente ecologico, redatto illo tempore dall’architetto Giulio Andrea De Santis, fede laziale, consultabile da chiunque vi abbia interesse sulla pagina Facebook del Comitato per il Recupero dello Stadio Flaminio.

Tanto si doveva.

Roma, 13 marzo 2021

Comitato Consumatori Lazio

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